Se stai organizzando un viaggio in Sardegna, Seneghe vale la pena di essere visitata, soprattutto in occasione delle sue feste tradizionali. Per raggiungere Seneghe, in provincia di Oristano, avrete bisogno del vostro mezzo quindi se non siete venuti in traghetto, è meglio che prendiate una macchina a noleggio per non perdere le giornate ad aspettare gli autobus locali.
Perché visitare Seneghe?

Non decidi di includere Seneghe nel tuo itinerario nella provincia di Oristano per vedere il paese. Ci vai perché hai sentito dire, o lo hai letto da qualche parte, che qui puoi trovare prodotti di ineguagliabile qualità come olio, miele, olive, prodotti caseari, dolci tradizionali. Ti incuriosisci e siccome hai la fortuna di avere un amico seneghese ne approfitti e gli chiedi di portartici. Questo amico, che chiameremo Domenico, ti accontenta volentieri ed eccoti a Seneghe, in un giorno di sagra in cui vengono esposti tutti le specialità del posto, pronte per essere assaggiate e acquistate.
La tua prima impressione è un po’ di fastidio perché Domenico, come tutti i seneghesi, ama follemente il suo paese, e non lesina parole nel decantarlo! Qui, ti dice fino allo sfinimento ci sono i prodotti migliori, l’aria più sana, il paesaggio più bello, ecc….
Ti ricredi quasi subito, la folla festante, la sapiente, coloratissima esposizione dei prodotti ti cambiano l’umore.
Non andare via prima di aver assaggiato una bruschetta di pane fatto in casa (o dalla panetteria del posto che a qualità non ha niente da invidiare al prodotto casereccio), condita con olio extra vergine di uno dei tanti piccoli produttori locali.
Vedendo dalla tua espressione che hai gradito, Domenico ne approfitta per parlarti del Premio Montiferru, concorso dedicato all’olio d’oliva a livello nazionale che si conclude con la premiazione dei vincitori nella Casa Aragonese.
Per dare totalmente ragione a quel che ti sembra esasperante fanatismo di Domenico aspetti di gustare dolci con miele e mandorle, sebadas, pane con sapa, pabassini, amaretti. Il tutto accompagnato da un ottimo vino, il tutto rigorosamente del posto, e ti arrendi all’evidenza.
Sì, Domenico non ha esagerato, ritrovi i sapori antichi delle cose fatte in casa, che è uno dei motivi per visitare Seneghe e anche ritornarci. Assapori tutto con sorpresa, paragoni mentalmente e col palato prodotti omonimi che si trovano in commercio e ti chiedi come possono chiamarsi allo stesso modo.
Miti e leggende su Seneghe

Come la maggior parte dei paesi in Sardegna, anche Seneghe non è immune dall’essere obiettivo di leggende.
Secondo la tradizione folkloristica locale, in Sardegna ricchissima di leggende, miti e racconti, Seneghe è il paese dove la Pazzia ha fatto perdere la testa a non pochi uomini. Dopo essersi fermata brevemente in diversi altri paesi dei dintorni come Paulilatino, Bauladu e Milis, la Pazzia decise di fermarsi un po’ più a lungo a Seneghe. Probabilmente in virtù dei bei panorami di montagna, della bontà dell’acqua di sorgente, della deliziosa cucina e della terra fertile.
Qui sembra che molti si siano innamorati della bellissima signora Pazzia. Per alcuni, anche solo intravederla era sufficiente, mentre altri volevano provare a sedurla. Ma visto che nessuno ci è mai riuscito, i seneghesi hanno iniziato a prendersela fino al punto di trovare inutile di avere una dea in paese e pensare di mandarla via.
La Pazzia, venuta a conoscenza del piano per mandarla via, non ha reagito con la crudeltà che sarebbe stata propria di una divinità, ma si è suicidata con una pianta velenosa. L’aver indotto una dea a commettere il suicidio è stato l’inizio della reputazione dei seneghesi di essere irascibili e le donne poco furbe.
Paesaggio e natura intorno a Seneghe

Più rilassato ti guardi intorno e passeggiando tra una bancarella e l’altra ammiri il paesino, scorgi le belle case della periferia, nuove, moderne, apprezzi il centro storico con le sue viuzze e case che ti riportano indietro nei secoli. Alzi gli occhi e vedi il famoso Monte spesso nominato da Domenico. E inviti il tuo amico a parlarti del suo paese.
Con malcelato orgoglio mi spiega l’origine del nome del paese, che sembra significhi terra alta e rigogliosa; terra alta perché Seneghe è su una collina ai piedi della montagna e circondata da valli, rigogliosa perché territorio ricchissimo di fonti di acque cristalline che sono linfa per uliveti, vigne, castagneti, pascoli infiniti e grassi, boschi fitti di lecci, querce da sughero, rovere, ginestra.
Il territorio sconfina a ovest verso il mare, a est verso il centro Sardegna.
Domenico promette che faremo una escursione in montagna scegliendo una giornata estiva, limpida e di grande visibilità. In giornate limpide, mi spiega, sulla montagna da sopra Nurae Ruiu (Nuraghe Rosso a causa del muschio rosso che lo ricopre) si scorge a ponente la foresta di alto fusto che man mano digrada fino alla foresta di alberi di mirto, lentischio, corbezzolo, murdeghu (cisto). Fino ad arrivare al litorale del Mar di Sardegna o delle Baleari ovvero da Capo Marrargiu a Bosa a Capo San Marco nel territorio di San Giovanni di Sinis.
Storia di Seneghe e del suo territorio

In quella passeggiata andremo anche alla ricerca delle tracce del passato nuragico, fenicio e romano della zona. Del periodo nuragico resistono al passare dei secoli un centinaio di nuraghi, alcuni conservati molto bene, dolmen, menhir, betili, molte tombe a cumulo, e tombe dei giganti, tra le quali quella in località Serrelizzos, bellissima.
Del passato fenicio-punico sono ancora visibili pezzi di selciato di una strada che da Cornus portava al villaggio proto-sardo Serrelizzos e lo splendido sito già frequentati in epoca nuragica, punica e romana della fonte di S’Issizzu, che sembra l’unica testimonianza di luogo di culto della zona del Montiferru. Mentre dal periodo della colonizzazione romana emergono cimeli, utensili e una fonte termale in località Sa Funtana Fraigada.
Nonostante il paesaggio paradisiaco, però, Seneghe ha conosciuto anche periodi molto bui. Durante la Seconda Guerra Mondiale il paese era poverissimo. Tutto il raccolto era destinato all’armeria tedesca di base nell’uliveto tra Seneghe e Bonarcado, e ai seneghesi rimaneva ben poco.
Gli anziani del posto ancora ricordano gli inverni innevati quando non avevano neanche scarpe da indossare. O le notti in cui dovevano dormire nei boschi per tenere d’occhio il bestiame. Molti ricordano il giorno di Natale quando ai bambini più fortunati veniva regalato un’arancia o una noce. O quandi i padri di famiglia inventavano scuse per uscire di casa all’ora di pranzo perché il cibo non era sufficiente. Sembrano racconti di secoli fa ma in realtà non sono periodi così lontani.
Gastronomia di Seneghe

A questo punto mi incuriosisce anche la parte più materiale del prossimo soggiorno in paese all’insegna della cultura e della scoperta delle bellezze ambientali e chiedo al mio amico se e quali sono i piatti tipici del suo paese.
L’alimentazione di Seneghe, mi spiega Domenico, è pressoché quella del resto dell’isola, anche se in certi casi sono i dettagli a fare la differenza! Il seneghese ama stupire i suoi ospiti con gli arrosti allo spiedo con fuoco a legna e all’aperto, nella sua montagna, bene equipaggiata all’uopo. Nei suoi vari spostamenti in giro per la Sardegna, tuttavia, a Domenico non è mai successo di vedere serviti né nominati due piatti molto famosi nel suo paese e che mi illustra volentieri, il chibuddau e sa fae a landinu.
Non mi sa dire l’origine di queste pietanze che ha sempre conosciuto ma, mi spiega, ne esistono due versioni: quella povera, quindi dei periodi di miseria che gli raccontavano i suoi genitori, e del periodo della guerra che ha conosciuto anche lui, e quella più elaborata dei periodi del benessere.
La base del chibuddau, sia nella versione povera che in quella più ricca, è il brodo. Gli ingredienti per il brodo sono cipolle, aglio, prezzemolo, peperoncino a scelta, pomodoro (fresco e /o secco). Nella versione povera, quando le materie prime scarseggiavano, al brodo pronto si aggiungeva una cipolla a testa, alla quale veniva incisa una croce sulla radice per agevolarne la cottura, e quando se ne disponeva, si poteva aggiungere anche mezza patata a testa, e per chi se lo poteva permettere, il lusso di un uovo, che diventava uovo in camicia.
Nella seconda versione, quella in auge oggi, al brodo di sopra, invece della cipolla intera si mettono delle polpette che possono essere “ bombas de oso “(ingredienti: pane e formaggio grattugiati, spezie a piacere, un pomodoro maturo sbucciato a pezzettini, il tutto impastato con l’uovo) di circa 3-4 cm di diametro.
Le polpette possono essere ulteriormente arricchite con ricotta fresca condita con qualche odore o spezie, a piacere. La tradizione vuole che con questo condimento più sostanzioso siano po’ più piccole delle sorelle senza ricotta. Si fanno cuocere le polpette nel brodo, a fuoco lento e senza mescolare per non romperle. La pietanza va servita completa, brodo e polpette insieme.
Un altro piatto molto amato a Seneghe è sa fae a landinu. Questo è composto da fave fresche mature col nasello nero, lessate in acqua con sale, aglio fresco col gambo, e, aggiunta a fine cottura una fetta di limone. Si lascia raffreddare nell’acqua, e in seguito si scolano e condiscono con aceto. Vengono servite nel piatto in piccole quantità e, a piacimento, si può aggiungere pepe e olio. Di Seneghe ovviamente. Si degustano sbucciate.
Ma, mi dice Domenico, le cose dette, gustate, viste oggi sono solo una parte di questo territorio; una escursione di pochi giorni non può bastare a comprendere le tradizioni, l’economia, le varie iniziative per diffondere il patrimonio culturale, gastronomico che questo paese difende con tenacia e orgoglio.
Quando visitare Seneghe

Come molti altri posti in Sardegna, anche i seneghesi sono molti attaccati alle loro tradizioni. Che siano feste religiose o sagre alimentari in occasione dei nuovi raccolti, ogni scusa è buona per l’intero paese per riunirsi e festeggiare.
La Sardegna è famosa per le sue spiagge, e l’estate è un ottimo periodo per visitare Seneghe. Essendo un paese di montagna, il suo clima è più piacevole di molte altre zone e il suo monte molto popolare. Tra l’altro, visto che ha la fortuna di essere vicina al mare, Seneghe può anche essere il posto ideale per prenotare l’hotel: più economico che stare direttamente al mare, più tranquillo e silenzioso, e fornito di tutti i servizi e negozi.
Se vai in Sardegna in dicembre, non perderti la ricorrenza nota come Prentzas Apertas, “frantoi aperti” in sardo. Organizzata appena finita la produzione dell’olio nuovo, le case tradizionali aprono le porte ai visitatori e i produttori locali espongono e vendono i loro beni. Occasione perfetta per vedere le abitazioni storiche e assaggiare il cibo del posto.
In qualunque stagione visiti Seneghe, sarà subito chiaro che in pochi altri posti sentirai storie e aneddoti strani. Niente di inventato, semplicemente i fatti della quotidianità di un paese del centro Sardegna. Di sicuro ti tornerà in mente l’antica leggenda della Pazzia, e se incontri qualcuno del posto, ti confermerà che dietro a ogni racconto c’è sempre un po’ di verità.