Cosa vedere a Oristano, Sardegna centrale

Capoluogo della provincia omonima da includere in itinerario in Sardegna, oltre alle tante cose da fare e vedere a Oristano, questa cittadina del centro dell’isola detiene ad oggi il bellissimo primato di essere da anni tra le più tranquille e sicure d’Italia. E anche tra quelle dove si mangia meglio, sempre secondo la classifica nazionale.

Oristano è una città a misura d’uomo, di proporzioni contenute, ma dotata di tutti i servizi della grande città. È al passo con i tempi ma conserva tanto del suo passato, dai monumenti alle tradizioni. Decisamente uno dei posti da visitare in Sardegna se vuoi esplorare l’isola e conoscerne gli angoli meno conosciuti al turismo di massa, e il punto di partenza perfetto per un itinerario nella provincia di Oristano. Se decidi di arrivare in Sardegna in nave, sia che sbarchi a Cagliari o a Olbia, Oristano è facilmente raggiungibile.

Cosa fare e vedere a Oristano

Antiquarum Arborense, Museo Archeologico di Oristano

Immagine: Museo archeologico di Oristano

L’Antiquarum Arborense, museo archeologico intitolato a Giuseppe Pau, è ospitato nel palazzo Parpaglia, in Piazza Corrias ed è sicuramente tra le prime cose da vedere a Oristano.

Rinnovato nel 2016 è importante visitare il museo “Giuseppe Pau” per conoscere la storia di Oristano e del suo territorio. Il museo conserva soprattutto reperti archeologici provenienti da Tharros (corredi tombali risalenti al VII-III secolo AC, reperti dal II sec AC al VII secolo DC e altro) e vari nuraghi.

Se hai già visitato Tharros o hai in programma di farlo avrai la gradita sorpresa di ammirarne la sua struttura con il bellissimo plastico qui esposto; vi è anche il plastico di Aristanis, la Oristano del periodo giudicale.

Il museo conserva anche opere molto più recenti, come dei manufatti spagnoli del XV-XVI secolo, oltre ai notevoli retabli degli artisti sardi Pietro Cavaro della Scuola Stampacina e Antioco Mainas, uno dei pittori più importanti nella Sardegna del periodo catalano.

L’Antiquarum Arborense propone visite guidate nel centro storico, laboratori didattici e altre attività didattico-educative. La struttura è accessibile a persone con difficoltà fisiche, ed è inoltre l’unica in Sardegna che permette a persone non vedenti o ipovedenti di poter fruire della bellezza delle sue opere.

Informazioni per la visita

  • Tel: 0783 791262
  • E-mail: info@antiquarumarborense.it
  • Sito: www.antiquarumarborense.it
  • Orari invernali: lunedì-venerdì dalle ore 9-20; sabato-domenica dalle ore 9-14 – 15-20

Il Duomo

Immagine: Cattedrale di Oristano

La Cattedrale più grande della Sardegna, è dedicata a Santa Maria Assunta e si trova nel centro storico, quindi facile da trovare se è la tua prima volta a Oristano.

Lo stile architettonico della Cattedrale è al principio romanico. La sua costruzione, iniziata nel 1131 è stata ultimata alla fine del XIX secolo, mentre la sua consacrazione è avvenuta nel 1745.

Il Duomo si trova nel centro storico della città, in un insediamento bizantino (ne danno testimonianza sepolture del VIII sec e altri reperti) e successivamente area medievale, e affascina il visitatore che ne conosce o intuisce la storia.

Restaurata nel 1228 dal maestro fonditore Placentinus (lo si è dedotto dalle firme sui battenti in bronzo del portone). Nel 1348 vi è l’aggiunta del transetto gotico e della torre campanaria. Fu nel 1729 che iniziò la costruzione della nuova cattedrale, edificata sulla struttura del XII sec demolita quasi completamente, e diventa di stile barocco con marmi policromi.

È di questo periodo il rifacimento della cappella dedicata a San Giuseppe, utilizzata dal Gremio dei falegnami, che vi potevano essere seppelliti insieme ad artisti e lavoranti del legno.

Le reliquie di San Archelao, martirizzato a Forum Traiano, l’odierna Fordongianus, uno dei paesi della Sardegna da non perdere, patrono di Oristano e festeggiato il 13 febbraio, sono custodite nella cappella a lui dedicata. È da visitare la cripta dell’altare maggiore.

Informazioni per la visita

  • Indirizzo: Piazza Duomo, 1
  • L’ingresso e il parcheggio sono accessibili ai disabili.

Torre di Mariano

Immagine: Torre di Mariano a Oristano

Questa antica torre del XIII secolo, di architettura romanica, porta di accesso settentrionale alla città di Aristanis (Oristano), oggi si innalza, solitaria, in Piazza Roma. È l’unica testimonianza sopravvissuta nel tempo della cinta muraria della città. Voluta da Mariano II e eseguita da maestranze pisane, vennero utilizzati per la sua costruzione blocchi di arenaria provenienti da Tharros.

Alla prima costruzione furono apportate delle modifiche volute dalla Corona Aragonese e ad oggi la Torre di Mariano è l’unica parte rimasta della cinta muraria difensiva che circondava tutta Aristanis, capitale del giudicato di Arborea.

Nota all’inizio come Port’e Ponti perché portava al ponte sul Tirso, è conosciuta successivamente come porta di San Cristoforo in quanto custodiva un retablo del Santo, o anche porta manna (porta grande). L’iscrizione incisa sopra l’arco ne colloca con certezza la data di costruzione nell’anno 1290.

Questa torre ha tuttora un ruolo importante durante la celebrazione di Sa Sartiglia, la corsa del tradizionale carnevale della città, dove è passaggio obbligato e molto scenografico dei cavalieri della giostra equestre.

Composta da due edifici sovrapposti quadrati, la torre è alta complessivamente 28 metri. Il primo edificio sovrastato da merli guelfi, ha tre piani. Al primo piano si notano delle feritoie, così come al secondo piano. Il terzo piano sorregge una piccola torre di circa 10 metri con ad ogni lato tre merli guelfi, culminata da una fornice che ospita dal 1430 una campana in bronzo.

È molto suggestivo immaginare, all’imbrunire nella notte dei tempi, il portone calato dall’arco per chiudere l’ingresso alla città.

Sulle tracce di Eleonora d’Arborea

Immagine: Statua di Eleonora d'Arborea a Oristano

Situata nel centro storico di Oristano, la piazza intitolata alla mitica Eleonora d’Arborea, è il “salotto buono” sul quale si affacciano alcuni degli edifici più significativi della città.

Al centro della piazza si trova il monumento dedicato alla Giudicessa firmataria della versione ampliata e aggiornata della celeberrima Carta De Logu; la statua, inaugurata in pompa magna il 22 maggio 1881 è opera dello scultore fiorentino Ulisse Cambi e dell’architetto suo concittadino Mariano Falcini.

Nei bassorilievi in bronzo sono raffigurate la sconfitta del campo aragonese nel castello di Sanluri e la promulgazione della Carta de Logu. La pergamena arrotolata che Eleonora stringe nella mano sinistra rappresenta proprio la Carta de Logu. Ai suoi fianchi i leoni stringono lo stemma simbolo del giudicato arborense e Oristano, la quercia sradicata

È stata considerata erroneamente dimora di Eleonora d’Arborea la famosa sa domu de Eleonora sita in via Parpaglia, da ammirare solo dall’esterno. Infatti dalla tipologia dell’edificio è molto improbabile che possa essere stata dimora della giudicessa che sicuramente soggiornava nella reggia in Piazza de sa Maioria (attuale Piazza Mannu).

Pur riconoscendo che alcune parti della costruzione sono sì del periodo giudicale, il suo aspetto strutturale fa pensare che fosse una scuderia piuttosto che una abitazione.
Sono inoltre molto evidenti i diversi periodi di costruzione dei due piani dell’edificio, ovvero gli ornamenti del piano terra sono molto meno sfarzosi di quelli del primo piano, e le finestre sul lato sinistro sono incorniciate a modanature che si rifanno allo stile gotico catalano.

A trarre in inganno storico può essere stato l’albero diradicato (sradicato) stemma del giudicato di Arborea e oggi della provincia di Oristano raffigurato su una finestra del primo piano.

Palazzo Corrias-Carta

Non si può lasciare Piazza Eleonora d’Arborea senza aver visitato il palazzo Corrias Carta. Situato tra corso Umberto I e Piazza Eleonora d’Arborea, questo edificio fu fatto costruire dall’oristanese Giuseppe Corrias che lo destinò a propria dimora adeguata al suo status nobiliare.

Non si sa con precisione in quale anno iniziarono i lavori, ma se ne ha traccia in una planimetria del 1859. Fu quasi ultimato nel 1874 secondo Giovanni Spano, che ne attribuisce il disegno al celeberrimo architetto cagliaritano Gaetano Cima. Oltre a conferirne l’impronta neoclassica e pratica a lui congeniale, ne fa un esempio di eccellenza nell’ambito di architettura civile dell’800 conferendogli un aspetto molto elegante e di gran classe.

Stupisce piacevolmente il colore acceso della facciata che rende se possibile ancora più suggestiva la Piazza che ospita questo splendido palazzo composto da due unità separate da un angolo circolare.

Ma ancora di più lasciano estasiati all’interno gli arredi datati fine XIX e inizio XX secolo, le decorazioni e affreschi opera dei pittori all’epoca molto in voga Giovanni Dancardi e Davide Dechiffer.

Palazzo degli Scolopi

Questo palazzo dall’aspetto neoclassico, in origine formato da chiesa e convento di San Vincenzo e situato nella splendida e suggestiva Piazza Eleonora 44, fa angolo con Corso Umberto I.

Secondo lo storico Angius il palazzo sorgerebbe su un’antica sinagoga che i frequentatori di religione ebraica dovettero abbandonare con l’avvento della dominazione spagnola. Tale ipotesi è oggi scartata in quanto il quartiere ebraico, se esistito, si trovava in un’altra zona della città.

Il Palazzo, che deve il suo nome al fatto che dal XVII secolo fu sotto la cura dei Padri Scolopi, ha visto l’avvicendarsi degli eventi della città nel corso di cinque secoli.
Prima di ridiventare sede del municipio di Oristano – si sa che già dagli anni 1536 al 1540 vi si tenevano riunioni consiliari – divenne la sede di convento dei frati gesuiti, e nel 1682 sede di un pio istituto retto da religiosi dell’ordine degli Scolopi, istituto che venne soppresso nel 1886 per fare posto al laico regio ginnasio.

Fu il sassarese frate francescano architetto e scultore Antonio Cano ad iniziarne la ristrutturazione nel 1830 intervenendo sulla facciata che arricchì con elementi classici. Intervenne anche sull’odierna aula consiliare, allora ex chiesa di san Vincenzo, in cui si possono ancora ammirare le nicchie che ospitano 4 statue degli evangelisti. Le traversie non erano finite per il Palazzo, infatti nell’era fascista le nicchie furono murate e alle statue furono tagliate le mani pietose che sporgevano dal muro, poco consone alla sua nuova destinazione, ovvero ospitare l’aula del tribunale della città.

Un’altra decorazione interessante è il balcone in ferro battuto che si affaccia sull’aula, da dove si arriva tramite un corridoio con archi alla sala giudicale. In questa sala tutto parla della Giudicessa d’Arborea, infatti vi sono esposti due dipinti di Antonio Benini a lei dedicati: il matrimonio di donna Eleonora e la proclamazione della Carta de Logu. Vi si può ammirare inoltre la corona in bronzo donata dalle donne veneziane in suo onore nel 1884.

Chiesa di San Francesco

Questa chiesa dallo stile architettonico neoclassico con annesso convento, si trova nel centro storico in via San Antonio, nelle vicinanze della Cattedrale Santa Maria Assunta.
I frati francescani, insediatosi a Oristano intorno al 1253 fondarono il convento e la chiesa di San Francesco.

Dai pochi reperti arrivati fino a noi si sa che nel 200 era di stile gotico. Si decise nel XIX secolo di ricostruire tutto il complesso conventuale, e la prima pietra fu posata nel 1836. Nel 1838 la costruzione crollò.

Nel 1841 venne presentato un nuovo progetto che diede vita alla nuova chiesa di stile neo classico, chiesa che fu aperta al culto nel 1847.

La parte anteriore con i suoi due pilastri e quattro colonne dà sulla facciata dotata di tre portali. L’edificio è sormontato da una cupola semisferica con lanterna ottagonale.
All’interno a pianta centrale, possiamo vedere due cappelle per lato: una delle cappelle custodisce il Cristo di Nicodemo, importante e splendida scultura di scuola spagnola del XIV secolo, e che sarà il modello per il famoso Crocifisso Ligneo di Ollolai e altri ancora, conservati in varie chiese della Sardegna.

Altri tesori degni di nota sono custoditi nella sacrestia: la statua marmorea che sembra raffiguri san Basilio Magno risalente al 1368 dello scultore Nino Pisano e un pannello (1533) che raffigura san Francesco mentre patisce le stigmate. Questo pannello faceva parte di un retablo opera del cagliaritano Pietro Cavaro, pittore della Scuola Stampacina.

Il convento di San Francesco, annesso all’omonima chiesa, si trova in via Duomo 10 e ha l’accesso per disabili. Vi risiedono i frati minori. Il monastero fu testimone di importanti eventi storici durante il Giudicato d’Arborea. Era consuetudine delle massime autorità dell’epoca darsi convegno nel refettorio dei frati, dove tra l’altro nel 1388 venne firmato il trattato di pace tra Eleonora giudicessa d’Arborea e il re catalano-aragonese Giovanni I il Cacciatore.

Nel 1855, in seguito alla legge di soppressione degli ordini religiosi gran parte del convento divenne di proprietà del Demanio (ospitò il Distretto Militare). Di conseguenza, i religiosi furono costretti a stabilirsi in case private pur continuando a celebrare messa, e continuarono ad usufruire dell’orticello attiguo. Nel 1875 i frati si insediarono nella piccola infermeria del convento, che riuscirono a riscattare.

Seminario Arcivescovile dell’Immacolata

Immagine: Seminario Arcivescovile dell'Immacolata a Oristano

Fondato nel 1712 l’edificio subisce innumerevoli aggiustamenti nel corso dei secoli, ad opera di vari architetti; assume il suo aspetto quasi definitivo di vasta struttura con pianta a C durante il Settecento.

È con l’arcivescovo Giovanni Maria Bua, all’inizio dell’Ottocento che avviene il completamento della costruzione, con il coinvolgimento dell’architetto Giuseppe Cominotti. Alla struttura che viene ampliata è aggiunta una cappella che ospita una grande tela raffigurante La Beata Vergine Immacolata opera del pittore cagliaritano Giovanni Marghinotti.

Proseguono le modifiche anche nel corso del XX secolo, con la realizzazione di una nuova cappella dedicata a San Luigi Gonzaga.

Il Seminario ospita un importante e incredibile patrimonio artistico composto da numerose collezioni: archeologica, di strumenti scientifici, numismatica, di armi d’epoca dal XVII al XVIII secolo. Vi sono incisioni, sculture, arredi e paramenti sacri, argenti liturgici, sussidi didattici.

Il Seminario ha un importante valore culturale in quanto custodisce una incredibile e vasta raccolta di volumi rari proveniente da tutta l’isola.

Nel suo archivio, che contiene un immenso patrimonio documentario di carattere storico culturale è possibile fare ricerche ad esempio sui nostri antenati ed è molto emozionante sfogliare registri antichissimi dove sono registrati atti di nascita, battesimi, matrimoni, decessi, in lingua spagnola o latina nei documenti antecedenti all’Unità d’Italia.

Si sa che il primo intervento di riordino, sempre aggiornato negli anni, di tutto il materiale ivi conservato si deve, ai primi del Novecento, alla solerzia, si presume, del canonico archivista Pietro Carta.

Informazioni per la visita

  • Indirizzo: Piazza Duomo, 3
  • Tel: 0783 78345

Monastero di Santa Chiara

Tra i posti da visitare a Oristano ci sono anche la chiesa e il monastero di Santa Chiara, che come tutti i luoghi di culto testimoni di tanti eventi della nostra storia, inducono al raccoglimento, che si sia credente o no.

La chiesa del 1243 rifondata dal giudice Pietro III su concessione di papa Clemente VI e completata da Mariano IV, è una delle più antiche istituzioni religiose della città e il monastero è forse il più antico della Sardegna dedicato a Santa Chiara. La chiesa, eretta sulle rovine di quella di San Vincenzo sarà ultimata nel 1348 in concomitanza della morte per peste di Costanza del Vasto, piissima consorte di Pietro III, che sarà sepolta per sua stessa volontà in una sua cappella.

Chiesa e monastero sono molto amati dai giudici di Arborea che elargiscono continuamente doni e denaro a questi luoghi di culto.

Di questa prima costruzione esistono ancora alcune strutture del presbiterio, ad esempio si possono ammirare le insegne dei Giudici del regno arborense accanto a quelle aragonesi. L’abside ricorda il transetto della Cattedrale di Oristano. Sappiamo dalla pergamena ritrovata in tempi recenti che l’anno 1428 è quello della consacrazione della chiesa di Santa Chiara.

Oggi conosciamo chiesa e monastero restaurati nel 1923 e, grazie a moderne tecniche molto recenti emergono su una parete affrescata Una madonna con Bambino e un Crocifisso dello stesso tipo del famosissimo Crocifisso di Nicodemo. Oltre a varie opere d’arte, il monastero accoglie un ricco archivio con documenti risalenti al XIV secolo.

Informazioni per la visita

  • Indirizzo: Via Santa Chiara 29
  • Tel: 0783 302 649
  • Sito: www.monasterosantachiaraoristano.it

Pinacoteca di Oristano

Una delle città da includere anche in un itinerario di 10 giorni in Sardegna, Oristano vanta anche una pinacoteca. Dedicata a Carlo Contini, il più importante artista oristanese del secolo scorso, è situata nella chiesa medievale dell’antico ospedale giudicale Hospitalis Sancti Antoni. Costituisce uno dei punti culturali più significativi della città, grazie anche alla Biblioteca Comunale e al centro di documentazione della Ceramica Terracotta, anch’essi facenti parte della struttura.

Le opere più importanti e numerose sono eredità del lascito del ghilarzese Giovanni Battista Sanna Delogu che donò una cinquantina d’opere per costituire nella città arborense una pinacoteca rappresentativa di artisti suoi conterranei. La pinacoteca organizza mostre temporanee, con esposizione di artisti sardi e internazionali, e con un occhio attento alle nuove promesse dell’arte.

Al piano terra della pinacoteca vale la pena visitare Terracotta, di recentissima istituzione. Di notevole interesse culturale il Centro Terracotta racconta attraverso documenti e materiale pubblici e di privati la tradizione e maestria oristanesi dei figoli, ossia gli artigiani della ceramica. L’ente illustra le opere di questi antichi vasai e imprenditori della ceramica, rinomati e orgoglio della città e di cui si ha conoscenza già nel XV secolo (Oristano è a giusto titolo parte della Associazione italiana Città della Ceramica).

Anche artigiani dei nostri giorni si cimentano con grande bravura all’arte della ceramica e cercano di far conoscere e trasmettere questa passione creativa alle nuove generazioni. Vi sono all’uopo percorsi multimediali dove sono illustrati tra l’altro capolavori conservati nel convento di Santa Chiara, rievocazioni di metodi di lavoro, stili, e altro.

Informazioni per la visita

  • Indirizzo: Via Sant’Antonio Hospitalis Sancti Antoni
  • Tel: 0783 791262
  • E-mail: pinacoteca@comune.oristano.it
  • Orari: apre tutti i giorni (esclusi 25, 26 dicembre, 1°gennaio), ore 10-13 e 16.30-19.30

Rilassati nella spiaggia di Torregrande

Immagine: Spiaggia di Torregrande a Oristano

Torregrande è la spiaggia di Oristano. Lunga circa 3 chilometri, è molto organizzata con strutture ricettive, bar e ristoranti e ha un largo lungomare per una bella passeggiata in qualsiasi stagione.

Il nome è dato dalla larga torre spagnola, la più grande del litorale sardo, costruita tra il 1542 e il 1572. La spiaggia è perfetta anche per le famiglie con bambini e per gli adulti che amano fare snorkeling e ammirare i fondali di acqua limpida.

Assisti alla Sartiglia per carnevale

Immagine: Sartiglia di Oristano

Se organizzi il tuo viaggio in Sardegna nel periodo invernale, non perderti la Sartiglia di Oristano. Mentre i festeggiamenti iniziano già almeno due settimane prima con la candelora, più che altro prerogativa della gente del posto, la domenica di carnevale e martedì grasso sono i giorni principali.

In entrambe le occasioni si svolgono la vestizione del leader della corsa, chiamato Su Componidori, che è diverso la domenica e il martedì, un giorno il leader del Gremio dei contadini e un giorno quello del Gremio dei falegnami.

Oltre a questo rituale per cui si ha necessariamente bisogno di un invito, la parte principale della festa sono le due corse a cavallo. Nella prima, i cavalieri scelti da Su Componidori cercano di centrare la stella con la loro spada, mentre nella seconda corsa, gli abili cavalieri si esibiscono in corse acrobatiche.

Leave a Comment